Vennero prodotte anche  cartucce a mitraglia, da salve e finte cartucce da esercitazione.


Con il sistema Carcano furono trasformate le armi mod. 1860, sia fucili che moschetti, le
carabine mod. 1856 e i moschetti mod. 1844.
Alcune di queste armi rimasero in servizio per diversi anni, quasi esclusivamente in dotazione
alla Milizia Territoriale.
Per restare a passo con i tempi, gli eventi sopra citati imposero al governo italiano questa
dispendiosa trasformazione anche se una attenta analisi e lungimiranza avrebbero portato ad
attendere nuove soluzioni, dato che nel giro di 2 anni venne adottato il fucile Vetterli.
Nel 1889 il Ministero della Guerra iniziò a vendere queste armi ormai obsolete ai privati e a
questo punto si apre un altro capitolo di storia armiera, cominciata dalla Ditta del Sig. Angelo
Belotti & C., fondata nel 1871, che importava fucili da caccia ed accessori in genere, che
acquistò i circa 600.000 fucili con trasformazione Carcano, che comunque rimasero invenduti.
E in questa operazione si assiste alla nascita di note ditte e pietre miliari del settore, la
"Fabbrica Bresciana di Armi" conglobata in seguito nella Ditta Ravizza & C.

Legatura
Pallottola
Polvere nera
Innesco
Seconda legatura
Fondello di gomma
o panno ingrassato
LA FASE DI TRANSIZIONE

Nessun periodo storico come il secolo XIX, fu testimone di importanti e rivoluzionarie
modifiche apportate alle armi portatili da fuoco, dovuto sicuramente ad un grande fermento
tecnologico, che in seguito si identificò con l'epoca della rivoluzione industriale.
Antesignano di queste modifiche fu senz'altro Jean Samuele Pauly di Ginevra, che tra il 1808
e il 1812 ideò un fucile con percussione ad ago, brevettato successivamente nel 1816.
Su questo studio più tardi Dreyse sperimentò nei campi di battaglia, con tragiche e
sbalorditive conseguenze, questa importante invenzione.
Gli studi sulla modifica delle armi portatili da fuoco è molto complessa e ci limitiamo a
identificare due correnti di sviluppo, quella americana e quella europea.
La prima innovativa, tecnica e pratica, ebbe una grande crescita indirizzata ad uno scopo
prettamente civile, con grandi e importanti invenzioni che comunque influenzarono
incisivamente l'evoluzione europea, la quale aveva l'unico scopo di servire gli eserciti e di
conseguenza imporre la supremazia nei campi di battaglia.
Ben noto agli italiani è il fucile francese Chassepot, che a detta di tanti decise la sorte
negativa di Garibaldi a Mentana (3 novembre 1867); ma che in verità, (n.d.r.tratta da
testimonianze dell'epoca) era un fucile poco affidabile, adattato con rigatura sinistrorsa per
compensare, durante il tiro, l'involontario spostamento a destra causato dalla pressione sul
grilletto.
Questo fucile dopo diverse sequenze di tiro opponeva difficoltà di inserimento della cartuccia
nella culatta, che si ostruiva con l'accumularsi dalla polvere da sparo, costringendo il tiratore
ad usare la saliva come lubrificante per aiutarsi nel caricamento e spesso, con queste
forzature, le cartucce esplodevano provocando diverse ferite alle mani.


CHASSEPOT 1866 CAL.11
"Mai tragico evento diede inizio, tra tutti i paesi europei, ad una
radicale trasformazione, nella costruzione e progettazione di armi
portatili, ponendo fine all'era dei fucili ad avancarica"
La battaglia di Sadowa, 3 luglio 1866, combattuta tra le truppe prussiane composta da 3
armate comandate rispettivamente da Karl Herwarth von Bittenfeld, dal Principe Federico Carlo
e dal Principe ereditario Federico III che videro opposte le forze austriache comandate da
Ludwig von Benedek, mise in risalto la superiorità del fucile Dreyse adottato da prussiani che,
con la maggiore rapidità di caricamento e quindi un più frequente volume di fuoco, ebbe la
meglio sui fucili ad avancarica Lorenz degli austriaci.
Alla fine di questa battaglia gli austriaci ebbero circa 40.000 perdite, tra morti, feriti e dispersi,
contro i 10.000 prussiani.
Anche l'Italia, partecipò a questa campagna militare e sicuramente impressionata da questa
incredibile supremazia, avviò immediatamente nell'agosto dello stesso anno, tramite una
Commissione di ricerca, gli studi per il passaggio dall'avancarica alla retrocarica

"Un interessantissimo contributo riguardo questa specifica guerra lo trovate nel racconto di
Salvatore Zedda da Sinnai, attraverso la testimonianza di suo pronipote, Vittorio Serra"

Lo scopo della Commissione era di individuare tra i fucili ad avancarica esistenti quelli che
meglio si prestavano ad una possibile trasformazione e che fossero realizzabili a costi
contenuti. Di particolare interesse era la presenza nella Commissione del Cav. Riccardi di Netro,
Vice-presidente del T.S.N. e  l'Avv. Caimi, segretario del T.S.N. e sta ad evidenziare come il
Tiro a Segno Nazionale dell'epoca fosse veramente influente e potente. 
Venne bandito un concorso al quale nessuno partecipò e quindi si decise di comprare alcuni
fucili e scegliere quello più idoneo alla modifica.
La scelta fu indirizzata verso i modelli che utilizzavano il sistema ad ago e tra questi fu
individuato il Doersch-Baumgarten, che permetteva di utilizzare le armi modello 1860
rispettando il tetto di spesa unitaria, imposta dal Governo, di 10 lire (inizialmente era stata
programmata una spesa di 15 lire) e che permetteva, senza grossi problemi tecnici, la  modifica
della culatta originale.



Fucile Doersch-Baumgarten  (disegno Giovanni Chegia)
L'applicazione di questa trasformazione si dimostrò poco producente data l'imprecisione del tiro
a causa delle dispersioni di gas dovute alla imperfetta chiusura del sistema ad ago.
Successive modifiche alla munizione risolsero parzialmente il problema perché i residui della
polvere nera accumulandosi rendevano difficile la corsa dell'ago e perciò fu applicato alla
cartuccia un fondello in gomma che aveva la funzione di tenerlo pulito.
Al problema degli spari accidentali Carcano ideò un sistema di sicura a tubetto che sarà simile
a quello adottato nei fucili modello 1891.
Alla fine le trasformazioni rispetto all'originale sistema Doersch - Baumgarten furono tali che il
progetto prese il nome del Carcano e lo stesso fu gratificato con un compenso in denaro.


La struttura meccanica del fucile completamente smontata (Collezione Vittorio Serra)
L'intervento, da eseguire sul fucile modello 1860, consisteva nell'aprire posteriormente la canna
dalla parte della camera di scoppio, quindi, contro l'apertura andava ad aderire la parte
anteriore di un otturatore scorrevole su di una culatta. L'otturatore era munito esternamente
di un manubrio che in posizione verticale ne consentiva il trascinamento in avanti ed indietro;
all'interno recava un meccanismo di percussione, con una molla ed un ago che andava a
colpire la cartuccia provocandone l'esplosione.
Il sistema di scatto era a bilanciere.
Questa struttura  già prefigura quella che troveremo sui fucili modello 1891.


Otturatore con trasformazione Carcano
L'operatività era ancora laboriosa ed è visibile in questa sequenza fotografica
Nel bossolo veniva introdotta la pallottola nella cui cavità
inferiore era stato inserito l'innesco costituito da cilindretti di
carta caricati con una composizione fulminante costituita da
Clorato di Potassio, Solfuro di Antimonio, Zolfo e Carbone. 
Infine la carta veniva ritorta e legata sopra la pallottola, refilata
ed ingrassata.
Nel 1877 fu fatta una seconda legatura all'altezza della solcatura
della palla. 
IL MUNIZIONAMENTO

La munizione base era costituita da una
cartuccia a pallottola oblunga calibro 17
mm. pesante 36 grammi, con 4,50 grammi di
polvere nera (Vo = 316 m/s). 
Era costituita da un bossolo e controbossolo
di carta costruita avvolgendo la carta su
apposite sagome di legno di bosso.
I rettangoli di carta erano frastagliati sul
lato inferiore in modo da poter essere
piegati ed incollati.
Nel controbossolo si inseriva il fondello di
gomma che, in seguito, fu sostituito da un
dischetto di panno ingrassato.
Il controbossolo veniva quindi applicato nel
bossolo con della colla.
A fine preparazione il bossolo veniva
caricato con 4,50 grammi di polvere nera.
Viste schematiche delle
munizioni prima e dopo la
modifica del 1877
Chassepot mod. 1866 cal. 11 prodotto nel 1867 (arma in versione originale).
Collezione di Vittorio Serra, al quale vanno i nostri ringraziamenti.
Targa commemorativa per i genovesi morti nella battaglia di Mentana e Monterotondo,
posta a Palazzo Tursi a Genova.