Serbatoio, otturatore e meccanismo di scatto,
fucili e moschetti mod. 1891
Il serbatoio del Fucile 1891 è ricavato da un monoblocco di acciaio fucinato in tutt'uno col ponticello del grilletto.
Al suo interno troviamo l'alloggio per il coperchietto che tiene fissa la molla dell'elevatore.
A sinistra trovate il bottone di sgancio del caricatore, parte zigrinata.
Apertura per il grilletto.
Alloggio della molla del gancio a becco.
Alle due estremità ci sono fori delle viti di unione alla culatta mobile.
Perno a vite di bloccaggio alla struttura.
Viti di fissaggio alla culatta mobile.

Un’interessante “postilla” alla Giornata di Studio sul fucile ’91 organizzata dall' Associazione Culturale Storica Oplologica ”Il Morione" con un articolo di Alessandro Bison, a cui vanno i nostri ringraziamenti.
Un inedito, ma anche particolarmente interessante in quanto relativo all’adozione del serbatoio dell’arma, che tutti gli autori hanno sempre definito “tipo Mannlicher”, al punto che il ’91 è spesso  impropriamente definito come “Mannlicher-Carcano”.
Orbene, sembra che le cose non stiano effettivamente così, e che il merito dell’adozione di alcune soluzioni tecniche spetti al colonnello Bertoldo, già distintosi negli studi per la trasformazione a ripetizione del fucile Vetterli, nonché concorrente alla gara per l’adozione di quello che sarebbe diventato il ’91 con un prototipo denominato “Siracusa-Bertoldo”.
Diamo quindi la parola alla Commissione d’Inchiesta per l’Esercito, che nella sua Sesta relazione concernente i temi:
Corpo e servizio Sanitario Militare - Servizio Farmaceutico Militare -Cambio di corpo e di residenza degli ufficiali su loro domanda - Invenzioni concernenti l’armamento dell’Esercito (1), così si espresse, nell’ormai lontano 1910, a proposito della:

VERTENZA SUL FUCILE MOD. 1891

Nel 30 novembre 1878 il capitano Pietro Bertoldo riportò attestato di privativa per un perfezionamento ai fucili e moschetti italiano mod. 1870, applicabile a tutte le armi da fuoco con meccanismo di chiusura a cilindro scorrevole.
Riportò pure attestati completivi del 7 dicembre 1883 e 31 marzo 1884 ed attestati di prolungamento per effetto dei quali la privativa ebbe durata fino al dicembre 1893.
Risulta agli atti che gli studi relativi erano stati compiuti dal Bertoldo senza alcun incarico del Ministero e indipendentemente da ogni concorso degli stabilimenti governativi.
L’Amministrazione militare, consenziente l’inventore che dava gratuitamente il consenso, fin da 1878 cominciò a sperimentare i suoi trovati in relazione alla ricerca che allora si faceva di una nuova arma da fuoco per l’armamento delle truppe. Tali studi durarono fino a che non fu adottato il fucile mod. 1891; e risulta che nella determinazione dei particolari di quest’arma l’Amministrazione si valse largamente dei risultati delle esperienze del Bertoldo.
Oltre ciò, al detto fucile fu applicato un elevatore delle cartucce identico, o molto simile a quello pel quale il Bertoldo aveva preso il brevetto, e fu pure applicato un caricatore simile a quello brevettato del Mannlicher.
Però il Ministero della guerra, mentre riconobbe i diritti di privativa del Mannlicher e per valersene pagò 300.000 lire, non volle poi riconoscere i diritti del Bertoldo.
Questi produsse un reclamo in data 20 ottobre 1891 chiedendo un compenso. La Commissione delle armi portatili presso la Scuola di Parma, richiesta dal Ministero di esporre il suo parere, con nota del 6 novembre 1891, pose in dubbio l’identità dell’apparecchio elevatore attuato nel fucile 1891 con quello brevettato dal Bertoldo; ma considerò pure che le pretese di questo avrebbero potuto dar luogo a litigio giudiziario lungo e di esito incerto. D’altra parte (soggiungeva) è noto l’impulso che questo distinto ufficiale ha impresso a questi studi i quali hanno influito sulla determinazione del tipo ora in esperimento. Perciò proponeva gli si desse un premio per gli studi fatti e per le spese sostenute.
Nacque però contestazione sulla misura di questo compenso: il Bertoldo nel suo reclamo aveva chiesto che gli fossero accordati gli stessi diritti riconosciuti al Mannlicher.
L’amministrazione interpretò che egli pretendesse la stessa somma di L. 300.000 data all’altro, mentre pare che il Bertoldo si riferisse al caso del Mannlicher come ad un esempio di ragguaglio e, ad ogni modo, egli aveva espressamente chiesto che il suo compenso fosse determinato con perizia giudiziaria, tenuto conto dell’utilità dei perfezionamenti e dei criteri con cui questi si sogliono valutare in Italia e all’estero. Checché ne sia, in questo convincimento, l’amministrazione richiese nuovamente il parere della Commissione delle armi portatili, e questa nel 31 maggio 1893 sconsigliò di aderire alla richiesta, sostenendo non esservi contraffazione di privativa, e concluse che allo stato attuale delle cose fosse <<miglior partito lasciare al Bertoldo ampia libertà di rivendicare i suoi diritti per la via che crederà migliore, rimanendo sempre a cotesto Ministero di considerare la cosa sotto il rapporto della posizione che il colonnello cav. Bertoldo occupa nell’esercito>>.
E difatti risulta da un esposto 11 febbraio 1895 fatto al Ministero dal colonnello Bertoldo che egli fu minacciato di essere privato del comando del reggimento qualora avesse tentato le vie legali per far conoscere i suoi diritti.
Sia per questa ragione, sia perché premuto da strettezze finanziarie, il Bertoldo fu costretto a cedere tutti i diritti derivanti dai suoi attestati di privativa al cav. Cesare Soldano, verso compenso di L. 13.000, delle quali L. 3.000 rappresentavano la liberazione di un debito verso il Soldano stesso (o si trattò di un escamotage architettato ad arte per evitare al Bertoldo spiacevoli ripercussioni sulla sua carriera militare? N.d.A.)
Con atto 27 dicembre 1893 il cav. Soldano notificò l’avvenuta cessione al ministero e con altro atto 29 dicembre 1893 il Soldano stesso citava il Ministero della Guerra innanzi al Tribunale di Roma per far ragione dei suoi diritti.
L’avvocatura erariale con nota 1° luglio 1894, pur dichiarandosi pronta ad assumere la difesa dell’Amministrazione, a riguardo della delicatezza e della tecnicità della causa, consigliava di transigere, proponendo di offrire al Bertoldo o ai suoi aventi causa un premio per studi e compenso di spese. Però il Soldano pretendeva lire 100.000; il Ministero gli offriva lire 30.000 prendendo per base il premio di centesimi 30 per fucile accordato al Mannlicher e applicandolo in ragione di 98.000 fucili all’incirca costruiti fino al 31 dicembre 1893, nel qual giorno spirava la L’Avvocatura Erariale, richiesta del suo parere, propose di aumentare la cifra fino a lire 75.000 (nota 19 giugno 1894) avendo considerato che non era esclusa la fabbricazione di un maggior numero di fucili entro il termine del 31 dicembre 1893; che il prezzo unitario di centesimi 30 poteva essere discusso, variando il prezzo in ragione della importanza delle commesse, ed anche per la convenienza di scongiurare una lite estremamente delicata.
Il Ministero stipulò la transazione col Soldano sulla base di un compenso di L. 85.000.
Richiesto su tale schema di contratto il parere del Consiglio di Stato, questo, dopo tre pareri di carattere interlocutori (sic), finalmente
nel 14 giugno 1895 diede il suo parere definitivo per l’approvazione, ed il contratto fu quindi stipulato ed approvato con Decreto Ministeriale del 30 giugno stesso anno.
La critica della condotta seguita dall’Amministrazione, in questo affare, si può riassumere nel riferire quanto la stessa Amministrazione della guerra ebbe a dichiarare nelle sue relazioni al Consiglio di Stato in risposta alle obiezioni del Consiglio stesso.
L’Amministrazione militare ebbe a confessare che:
<<le esperienze fatte negli stabilimenti militari, consenziente l’inventore, furono fatte sempre ad invenzione attuata e concretata, nello interesse esclusivo dell’Amministrazione, che aveva l’unico scopo di accertarsi se le convenisse di accettare il fucile del Bertoldo e senza alcun vantaggio di quest’ultimo, i cui diritti quindi non debbono rimanere pregiudicati.
Se l’Amministrazione non ammise di fronte al Bertoldo di essere caduta in contraffazione della sua privativa, ciò ella fece nello intento precipuo di non impegnarsi formalmente nell’obbligo di compensi che a-vrebbero potuto essere anche molto gravosi.
Ma se l’Amministrazione non volle ammettere di aver lesi diritti acquisiti e si accinse a sostenere la sua tesi in ogni eventualità, non si può per equità disconoscere:
a) che quantunque i modelli d’armi successivamente presentati dal colonnello Bertoldo non siano stati integralmente adottati, nondimeno essi segnarono con chiarezza la traccia da seguirsi negli studi che condussero all’adozione dell’arma prescelta;
b) che l’Amministrazione approfittò largamente del risultato degli studi del colonnello Bertoldo, risparmiando molte prove, per esperienza acquisita dagli studi suoi, senza divagare in tentativi che non si sarebbero riconosciuti inutili se non dopo molto sacrificio di danaro e di tempo>>.
E la conclusione di tali osservazioni è che l’Amministrazione fu severa ed ingiusta a riguardo di questo ufficiale e, come fece rilevare il Consiglio di Stato nel parere con cui approvava la transazione,<<il Ministero avrebbe dovuto riconoscere la equità e convenienza di trattare fin dal 1891 col colonnello Bertoldo, anziché metterlo nella necessità di ricorrere a persone estranee>>.

1) documento conservato presso la Biblioteca Cameriniana, Regione del Veneto - Villa Contarini - Fondazione G.E Ghirardi.
Si ringrazia per la collaborazione e la disponibilità accordata la Regione del Veneto - Direzione Beni Culturali - Servizio Beni librari e archivistici e Musei - Ufficio Sovrintendenza Beni librari
privata del Bertoldo.


ndr. Questa pagina è da considerarsi valida per tutti i fucili e moschetti modello 1891 e quindi verrà riproposta per la descrizione delle armi successive.
Disegno schematico rielaborato da manuale d'epoca.