CARATTERISTICHE TECNICHE E COSTRUTTIVE
CARATTERISTICHE BALISTICHE

Velocità iniziale alla volata: m/s 661 ± 7
Velocità di rinculo: m/s 2,42
Angolo di rilevamento: 4' 00"
Pressione massima dei gas sulle pareti della canna in culatta:
Atm. 4.000 con polvere Balistite / Atm. 3.200 con polvere Solenite
Celerità massima di tiro mirato:  colpi/minuto 12
Durata media della canna: colpi ~ 4000
CULATTA MOBILE   (visualizza)
Forgiata in acciaio è di forma cilindrica e serve per alloggiare l'otturatore, il meccanismo
di scatto e di alimentazione e permetterne i movimenti.
Esternamente si notano:
l'apertura per il serbatoio, lo spacco per il passaggio del manubrio dell'otturatore, la
codetta con la filettatura per la vite d'unione con il serbatoio, la scanalatura longitudinale
per il passaggio del dente di arresto del cane, la finestra per il dente di scatto, l'incavo
trasversale per l'aletta del tubetto.
Anteriormente ed inferiormente:
il dente che si alloggia nel traversino metallico della cassa per trasmettere a quest'ultima il
rinculo; il suddetto dente è interamente filettato per l'unione con la vite anteriore del
serbatoio.
Internamente:
un tratto filettato per permettere l'avvitatura della canna, una gola cilindrica con gli
incastri per l'appoggio delle alette di chiusura del cilindro-otturatore.
Detti incastri sono intervallati da 2 risalti a fianco elicoidale su cui si impegnano le alette
dell'otturatore, 2 scanalature longitudinale entro le quali scorrono le alette e, in quella di
sinistra, anche la guida del cane, la finestra per l'espulsione e per l'aletta del bilanciere, il
foro per il ritegno dell'otturatore.
FORNIMENTI  (visualizza)
Sono il bocchino con la vite passante che reca il fermo della baionetta ed il tratto filettato
per l'avvitatura della bacchetta nettatoia.
La maglietta, con singolo o duplice attacco della cinghia tenuto in sito con una molla, che
contemporaneamente blocca il copricanna.
Il calciolo metallico, il traversino, le viti di culatta ed i tubicini, il tutto è protetto
superficialmente mediante brunitura.
La produzione

L' arsenale di assemblaggio e trasformazione del moschetto mod. 1891/24 fu:

TERNI 1924 -1929
CASSA  (visualizza)
E' in legno di noce o faggio  ed è costituita dal fusto, dall'impugnatura e dal calcio.
Il fusto presenta un lungo incasso longitudinale per l'alloggiamento della canna, un altro
incasso per l'alloggiamento del traversino, il canale interno ed esterno per la bacchetta
nettatoia ed altri incassi per i fornimenti. Nella trasformazione del moschetto mod. 1891/24
vengono riciclate le casse dei fucili mod.91 che hanno nell'estremità un supporto metallico
per creare uno spessore tale da rendere solidale la canna con la cassa; oppure casse di
nuova produzione, dove la nuova canna tornita è alloggiata nella cassa senza lasciare
spazi vuoti.
Tra l'impugnatura ed il fusto è ricavata un'apertura per mettere in comunicazione il
SERBATOIO  (visualizza) con lo spazio di caricamento della culatta; il calcio è protetto
da un calciolo metallico fissato con 2 viti.
CANNA  (visualizza)
E' fatta di acciaio fuso al crogiuolo, è la canna del fucile mod. 1891 accorciata fino a
raggiungere una lunghezza di 452 mm.; il profilo esterno che è leggermente tronco-conico
è ottenuto con la tornitura della canna, in modo da ottenere in volata il diametro di circa
13 mm. necessario per inastare la baionetta. Anteriormente si notano il vivo della volata ed
una ghiera con un alloggiamento a coda di rondine, sul quale viene posizionato il mirino.
Posteriormente vi è uno zoccolo sul quale è montato l'alzo a quadrante con una tacca di
mira fissa per la distanza di 300 m., una tacca di mira mobile  per la distanza di 450 m.,
con tacche laterali di graduazione per il tiro da 600 m. a 1500 m.
Un ingrossamento con 5 faccette sulle quali sono incise le iniziali della fabbrica, il nome
della città ove risiede la fabbrica, il numero di matricola, l'anno di costruzione e i vari
punzoni del collaudo, nello specifico troviamo inoltre, il timbro ovale con la stampigliatura
"FARE (Fabbrica Armi Regio Esercito) TERNI" e tra queste due scritte l'anno di
trasformazione espresso in due cifre:
24, 25, 26, 27, 28, 29.
Il tratto filettato è la parte di congiunzione con l'avvitamento alla culatta mobile.
Il profilo interno, presenta posteriormente la camera di cartuccia al termine della quale 
inizia il tratto cilindrico rigato.
Le righe sono quattro, con inclinazione da sinistra a destra, profonde 0,15 mm, larghe 3
mm, larghezza dei pieni intermedi 2,1 mm.

Veniva così ratificata l'adozione del "moschetto modello 1891/24", chiaramente ci si chiede
le ragioni di questa riorganizzazione ed "ammodernamento" dell'esercito, soprattutto col
riciclo del vecchio.
Tutta l'Europa attraversava una grande crisi economica, i focolai di guerra non erano
ancora spenti e i nazionalismi non ancora placati porteranno, in breve tempo, alla nascita di
governi totalitari dove una gran parte delle popolazioni si identificavano. 
In questa grande crisi l'industria bellica non poteva certo fermarsi; ma imponeva di armarsi
con spese oculate che non incidessero in modo gravoso sul bilancio dello Stato.
L'Italia capì che per combattere una nuova guerra moderna non necessitava avere un fucile
lungo ed ingombrante come il fucile mod.91, ma sicuramente uno più maneggevole e
leggero.
Il dibattito, gli studi e le progettazioni sui moschetti per t.s. cominciarono già nel 1919, ma
furono messi in produzione, caso strano, negli anni tra il 1925 e il 1927, quando l'Italia
intensificò i suoi movimenti di truppe ai confini dell'Etiopia, sconfinando in Somalia e la
conseguente occupazione dei territori dei Migiurtini, del Nogal e di Obbia.
I rapporti migliorarono anche con l’Etiopia, tanto da portare nell’agosto 1928 alla firma di un
trattato di amicizia ventennale stipulato ad Addis Abeba tra il ministro plenipotenziario
Giuliano Cora e Ras Tafari, reggente dell’Impero Etiopico in nome dell’imperatrice Zoaditù.
Nonostante gli accordi sottoscritti continuarono gli incidenti di frontiera data la difficoltà da
parte del governo centrale abissino di mantenere sotto controllo i capi locali.
Una attenta riflessione ci induce ad affermare che le produzioni delle armi, sia il moschetto
modello 1891/24 e il moschetto modello 1891 per t.s. (nuova produzione del 1928)
sono iniziate nei periodi di importanti attività militari nei territori dell'Africa Orientale.
I moschetti modello 1891/24 vennero realizzati utilizzando le canne accorciate dei fucili
mod. 91, in modo da eliminare la parte di rigatura più usurata; la canna veniva inoltre
tornita per essere assottigliata in modo che si potesse inastare la baionetta nella volata.
L'accorciamento della canna comportò  la modifica dell'alzo del moschetto che è ottenuto
da quello del fucile modificando le tacche di graduazione con regolazioni da 600 a 1500
metri ed aggiungendo a volte una nuova tacca di mira sulla lamella del cursore.
Il mirino è inserito a coda di rondine su una ghiera che investe la canna.
Anche in questo moschetto troviamo diverse soluzioni dell'attacco della cinghia, sancite da
circolari od atti dei quali parleremo nei capitoli specifici.
Circolare nº 59 del 29 gennaio 1925:

Questo Ministero, sentito il parere dei competenti organi tecnici, è venuto nella
determinazione di adottare in servizio un nuovo tipo di mo­schetto mod. 91
ricavato dalla trasformazione del fucile mod. 91. Tale moschetto sarà inventariato
con la nomenclatura «moschetto mod. 91/24» e potrà sostituire in qualsiasi
impiego quello mod. 91 per T.S. attualmente in servizio.  ... (omissis).

                                                                                            Il Ministro:  A. Di Giorgio