CARATTERISTICHE TECNICHE E COSTRUTTIVE
CULATTA MOBILE    (visualizza)
Forgiata in acciaio è di forma cilindrica e serve per alloggiare l'otturatore, il
meccanismo di scatto e di alimentazione e permetterne i movimenti.
La parte superiore del ponte posteriore di culatta presenta due fresature per l'appoggio
della classica piastrina di caricamento tipo Mauser.
L'elevatore ha una particolare sagomatura che, interferendo con l'otturatore, impedisce la
chiusura di quest'ultimo se non vi sono più cartucce, mettendo sull'avviso il tiratore.
Il fondello del serbatoio è fissato anteriormente da un incastro, posteriormente da una
leva a bilanciere spinata al ponticello, con la premuta  dell'estremità  inferiore del
bilanciere, si sgancia la soletta del serbatoio, scaricandolo in un attimo.
L'otturatore, girevole scorrevole, ha due alette in testa che si inseriscono in appositi
recessi nell'azione per mezzo della rotazione di 90° del manubrio, con la classica sicura
Carcano, a tubetto con nasello, tipica dei fucili e moschetti '91.
Al primo impatto si ha la sensazione che l'otturatore sia identico a quello dei '91; ma non
sono intercambiabili, sia per la differente conformazione della faccia dell'otturatore dato
che il fondello del 6,5 mm Arisaka è leggermente più largo di quello del 6,5x52 Carcano, sia
per il corpo dell'otturatore che ha la scalanatura, per far scorrere l'espulsore, spostato
verso la mezzeria e di conseguenza anche l'espulsore posto nel meccanismo di scatto.

Il principio di funzionamento è lo stesso applicato alle armi modello 1891, vedi:
culatta mobile, otturatore e meccanismo di scatto.
(visualizza)
FORNIMENTI   (visualizza)
Sono il bocchino e la sua copertura superiore con il foro per il passaggio dell'asta
nettatoia, la molla (simile a quella dei Mauser svedesi) che blocca il bocchino e a sua
volta bloccata alla cassa tramite piastretta interna con vite.
La maglietta, con singolo attacco della cinghia tenuto in sito con una vite e bloccato con
una molla sprovvista di dente, che contemporaneamente bloccano il copricanna.
La maglietta con piastretta  per il passaggio della cinghia.
Nella scanalatura interna della cassa vi è un supporto a mezzaluna per bloccare meglio la
canna alla cassa.
Il calciolo metallico, il traversino, le viti di culatta ed i tubicini, il tutto è protetto
superficialmente mediante brunitura lucida.
CANNA  (visualizza)
E' fatta di acciaio fuso al crogiuolo, lunga 780 mm, il profilo esterno è tronco-conico,
anteriormente si notano il vivo della volata ed una ghiera con un alloggiamento a coda di
rondine, sul quale viene posizionato il mirino.
Posteriormente a ridosso  della culatta mobile vi è montato l'alzo a ritto con cursore e un
ingrossamento conico sul quale è stampata la matricola.
Il tratto filettato è la parte di congiunzione con l'avvitamento alla culatta mobile.
Il profilo interno, presenta posteriormente la camera di cartuccia al termine della quale 
inizia il tratto cilindrico rigato. le righe sono 4 con andamento destrorso
Sull'asse principale di simmetria è montato il meccanismo di mira costituito da un mirino a
sezione triangolare incastrato nella ghiera in prossimità della volata e da un congegno di
alzo a ritto, fissato alla canna su di un manicotto  per mezzo di una vite, adatto per
distanze tra 500 a 2.400 metri, regolabili tramite un pulsante di frizione, mentre la tacca
inferiore del ritto è esatta per una distanza a 400 metri.
CASSA  (visualizza)
E' in legno di faggio ed è costituita dal fusto, dall'impugnatura e dal calcio.
Il fusto presenta un lungo incasso longitudinale per l'alloggiamento della canna, un altro
incasso per l'alloggiamento del traversino, il canale interno  per la bacchetta nettatoia e
d'altri incassi per i fornimenti.
La calciatura è a mezza pistola, la pala del calcio è realizzata in due pezzi, particolarità
costruttiva tipica delle armi giapponesi ed era applicata perchè consentiva l'utilizzo di
tavole di legno più piccole rispetto a quelle richieste per una calciatura tradizionale, il
calcio è protetto da un calciolo metallico fissato con 2 viti.
Tra l'impugnatura ed il fusto è ricavata un'apertura per alloggiare e mettere in
comunicazione il SERBATOIO (visualizza), con lo spazio di caricamento della culatta. Il
serbatoio è simile a quelli usati sui fucili Mauser, con caricamento bifilare a presentazione
alternata, della capacità  di cinque cartucce.
Un altro particolare in legno è il copricanna che è tenuto in sito dalla fascetta con vite e
maglietta anteriore senza il dente di incastro.
Tra i fucili impiegati dai Giapponesi nel corso della seconda guerra mondiale  vi fu anche il
cosiddetto Carcano Tipo I, costruito in Italia e derivato dal nostro fucile modello 1891, ma con
calibro 6,5x50 Arisaka.
Questa commessa nacque di fatto con i rapporti di assistenza e collaborazione sanciti con il
patto stipulato tra Germania, Italia e Giappone, il famoso asse "roberto" dalle iniziali delle tre
capitali della coalizione, Roma, Berlino e Tokio.
Come sempre, ed è questa la costante che identifica le nostre produzioni d'armi, non sono chiare
la quantità di pezzi prodotti e ancor di meno il perchè della commessa, dato che il Giappone
poteva comunque produrre le proprie armi senza nessun tipo di collaborazione esterna.
Secondo alcune fonti si stimano prodotti circa 60.000 fucili, stima "contestata" dai cultori dei
campi matricolari, infatti se ci riferiamo alle matricole rilevate sui fucili, campo alfabetico dalla
lettera A alla lettera L (incluse le lettere J e K) e il campo numerico di quattro unità, facendo "il
conto della serva" risulterebbero corrispondenti a 10.000 armi per lettera e quindi moltiplicato
per le dodici lettere, si ottiene il numero di 120.000 armi prodotte.
In ogni caso, il fucile, da destinare alla Marina Imperiale Nipponica, fu realizzato da un pool di
fabbriche italiane: Gardone Val Trompia, FNA, Beretta e Terni.
Ecco le produzioni in base ad alcune fonti americane:
A-F, Gardone Val Trompia (60.000)
G-I, FNA (30-000)
J-L, Beretta (30.000)
Vengono inoltre attribuite, anche se non si sono avuti riscontri, altre 10.000 armi senza prefisso
alfabetico gestite da Terni che ebbe le funzione di contatto e di riferimento, mentre Gardone Val
Trompia aveva anche la funzione di collettore e stoccaggio.
Particolare curioso, che certamente non aiuta nella ricerca, è che questi fucili non avevano
nessun marchio di produzione ad eccezione della matricola e saltuariamente qualche marchio su
alcune parti dell'otturatore e dell'alzo.
La consegna fu effettuata alla fine degli anni 30 tra il 1938 e il 1939 e secondo alcune fonti
d'epoca, il Tipo I fu usato nelle aree operative del Pacifico; ma considerando che questi fucili
sono stati quasi sempre trovati in condizioni eccellenti, si potrebbe dedurre che furono
scarsamente utilizzati.
Caratteristiche tecniche
Fabbrica
FNA (Brescia), Beretta (Gardone Val Trompia), Terni e Gardone Val Trompia
Modello
Type I
Produzione totale
60.000 oppure 120.000
Tipo
Fucile ad otturatore girevole-scorrevole
Calibro
6,5 x 50 Arisaka
Canna
Lunga 780 mm, rigatura a quattro principi destrorsi
Sistema di percussione
Diretto
Alimentazione
Per mezzo di piastrine tipo Mauser da 5 colpi
Estrattore
Posizionato sulla testa dell’otturatore
Espulsione
Automatica all'estrazione con fondello che picchia su perno
Congegni di puntamento
Alzo a ritto con cursore da 500 a 2.400 metri, tacca di mira fissa 400 metri
Mirino a lama innestato a coda di rondine, senza protezione
Congegni di sicurezza
A tubetto con nasello sull’otturatore, brevetto Carcano
Lunghezza totale
1.290 mm
Peso
4.200 g
Materiali
Acciaio per la meccanica; faggio per i legni.